ELIO ARMANO

Catturare le ombre, segnare il cielo

E’ nato nel 1945 a Padova dove attualmente vive e lavora. Conclusi gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia con Alberto Viani e ottenuto il premio di scultura nel 1967 dell’opera Bevilacqua La Masa , insieme a mostre in sedi pubbliche e private cadenzate negli anni, ha attraversato le esperienze più varie. Si è occupato di scenografia, di restauro, di grafica e giornalismo, ricoprendo anche per lunghi periodi importanti incarichi istituzionali, lasciati nel 2000 per dedicarsi, finalmente “a tempo pieno”, all’attività artistica.

 

 

Futuri frammenti

 Giorgio Segato

 

 “Elio Armano mi chiede cosa sia la scultura e subito si risponde: una malattia. Forse sì: uno stato di patologica esigenza di manipolazione della materia, per sentirne la plasticità, la duttilità, assorbirne la forza, come terra che custodisce l’energia vitale originaria, ed ha capacità di rinnovarsi, di rigenerarsi e di generare. E’ questa energia  che Armano indaga con le sue quasi ossessive registrazioni di frammenti in ordinatissimi carnet,  o raccoglie in scatole e in lunghi contenitori, o dispone come elementi di antenne aeree, inquadrate e tenute alte da esili steli, attraversate dall’aria, a raccogliere suoni, voci.

“Sei un recuperante di frammenti futuri raccogli emblemi sconosciuti, residuati di una vita futura, per darti modo di ‘sentire’ una vita futura, di credere in una possibilità di continuare del nostro mondo, del nostro tempo. Non sai come, non sai cosa, ma ne esprimi la certezza poetica, e la comunichi in una ‘scrittura’ plastica magico-propiziatoria, che forse va compresa solo tattilmente, anche se poi allestisci nell’aria ‘teatrini’ prensili di energia, leggere composizioni totemiche, segnali di percorsi, elementi costruttivi, o confezioni accumuli, catalogazioni, inventari di potenzialità che non debbono essere perse, smarrite, ma conservate ad uso futuro, testimonianze, appunto, di un futuro possibile. Dovrebbero portare in qualche luogo, da qualche parte, in qualche tempo, aiutarci a trovare il senso delle cose come rapporto con la natura, come significato, come direzione.”

 

(testo critico dal catalogo della mostra)

 

 

La nature est

un temple où de

vivants piliers

laissent parfois sortir

de confuses paroles ;

 

l’homme y passe

a travers de forêtes

de symboles

qui l’observent

avec de regards

familiers

 

Baudelaire